Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

Sotto il cappello... pensieri scarmigliati

Sotto il cappello... pensieri scarmigliati

martedì 27 settembre 2016

DUBBIO (3)

Un dubbio mi assale. Se un dubbio mi assale devo difendermi, scappare o stare fermo? Questo dubbio mi fa dubitare: lo devo risolvere, può essere risolto, è impossibile risolverlo o è meglio non risolverlo? Se risolvo il dubbio questo andrà via o si presenterà sotto altra forma? Quale? Ma siamo sicuri che la certezza sia la soluzione giusta? Se fosse ridicola? Il dubbio è scomodo ma è un dubbio. E' certo. Sarò superbo? Certo, certissimo, anzi probabile. Fino ad ora dubitavo, ora non più, Forse. Un grande forse, o no? Nel dubbio dubito. Certo!
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ANSIA

Oggi un' ansia ansiogena mi mette ansia.

lunedì 26 settembre 2016

NOBLESSE OBLIGE

NOBLESSE OBLIGE 

Domenica.
Esterno sera.
Scilla. Spiaggia di Marina Grande.
Chiosco dei fratelli Paladino.
Con amici di Reggio Calabria sono in attesa di gustare i famosi panini di Felice: pesce spada alla griglia, olive e pomodorini.
Sul tavolino alcuni boccali di Paulaner e un paio di calici di vino bianco freddo (forse troppo) della Cantina Griserà, di Catona, nella costa calabra.
La serata si presenta bene, stimolante, piacevole. Chiacchiere da bar: olimpiadi, M5S, referendum riforma, Italicum...
Serata stimolante e piacevole se non fosse per un tizio di un tavolo vicino.
Il ‘’nostro’’ è un tipico esponente della fauna locale. E’ alto, pelato, grasso con pancia prominente. Dita con grossi anelli d’  oro. Al collo un catenazzo con grande croce. Tutto oro 24 carati, Naturalmente. Camicia sbottonata fin quasi all’ ombelico per far meglio  ammirare il catenazzo. Braccia tatuate.  Sembrano la pubblicità impazzita di un festival internazionale del tattoo.
E’ con amici del nord ai quali, mettendo in mostra un’ abissale ignoranza, illustra la storia di Scilla.
Alla prima occhiata si vede che ha soldi, alla seconda quanti. Tanti. Ostenta il denaro e la sua capacità di spenderlo. E’ un arricchito. Per antica tradizione, infatti, i ricchi da generazioni sono noti per non avere mai soldi in tasca. Il presupposto è che dietro di loro c’è sempre qualcuno che si occupa di queste piccole cose. Lui, invece, obbliga gli altri a soffermarsi su suoi soldi. I ricchi adorano dire quanto hanno speso poco. Da ex povero,  adora mostrare quanto può spendere
E’ dotato di due telefonini e di un iPhone. I cellulari suonano troppo. E’ sempre disponibile a quegli oggetti che trillano. Prevalentemente  comanda e dispone. E’ sempre reperibile .
Fa parte comunque della nuova giungla sociale degli  incontinenti tecnologici . Tra un trillo e l’ altro il suo viso e il suo naso si perdono tuffandosi nel suo iPhone. Il ‘’nostro’’ fa parte dell’avanguardia di una nuova era. Nel passato, le regole e l’etichetta servivano a far sì che gli altri non invadessero la tua privacy. Nella civiltà che si profila è maleducazione chiedere di salvaguardare la propria privacy in ogni luogo che è connesso, perché se lo chiedi stai interferendo con il diritto dell’altro ad esprimersi.
I suoi cellulari  suonano alternativamente e in coppia. Tra un trillo e l’ altro, smettendo di tuffarsi nell’ iPhone, cita a sproposito Omero. Racconta di Ulisse ferito da Polifemo in una delle grotte di Cariddi. Con enfasi  afferma che la ‘’ninfa’’ Scilla è figlia di Eurialo e Niso.
‘’Ciao’’, dice con deferenza in risposta a un ennesimo trillo.
Ascolta con attenzione l’ interlocutore…
‘’Hai ragione, e’ un bastardo’’
… 
‘’Ma glielo detto sai’’
‘’No, Sono stato calmo. Con lo stesso tono di voce con cui ti sto parlando gli ho detto sei un bastardo. Non ci si comporta così. Hai fatto un gran torto a me che sono il re delle due Sicilie’’
‘’Sì, ha tradito la nostra  amicizia, sei un fottuto farabutto gli ho detto’’
’’Come no. Non solo glielo fatto capire, ma ho detto chiaramente che con noi ha chiuso’’
‘’Eh già voglio proprio sapere che cazzo farà’’
’’Certamente, se chiude con noi è finito.  Gli infami hanno la porta chiusa con tutti’’
‘’Ti ripeto ero calmissimo. Pensa che mia moglie mi ha detto ma perdi ancora tempo con quel gran testa di ..., si è bloccata, ché è una persona veramente fine, donna di gran classe, abituata a stare in società, non come me, che invece… poi ha aggiunto stronzo, pezzo di merda, ma digli di andare a fare in culo …’’


Noblesse oblige.


venerdì 23 settembre 2016

DUBBIO (2)

Mi è venuto un dubbio, ma non so se è quello giusto.
Un dubbio!
Un dubbio non è mai così terribile da non poter non peggiorare. Lacera tutti gli altri dubbi, del passato, del  presente, del futuro.
Se risolvo il dubbio mi trovo davanti a un altro dubbio, differente, che ti guarda indubitabilmente dubbioso.
Ci ho riflettutto a lungo, ma alla fine la mia decisione è presa.
Nel dubbio mi astengo dal dubitare anche se al mio dubbio rispondo con un forse definitivo.

Suonare o essere suonato?


Tra le bancarelle di Porta Portese. Una domenica mattina.
-Ha un apparecchio per la caolinizzazione dei feldspati?
-Aoh, ma tutti a fa' ste cose? Ma che va de moda? L' urtimo l'ho venduto domenica scorza.
Risponde pronto il rigattiere senza battere ciglio.
-Prova da Ninetto, più avanti. Cià de tutto.
-Scusi Ninetto ha un apparecchio per la caolinizzazione dei feldspati.
-Avé ce lo potrebbi pure avè. Ho da controllare ner magazzino. Dovresti tornare domenica prossima se non vai de prescia.
-Quanto costa?
-Dovrebbi vede, ma nun é caro. Ha un prezzo giusto.
-Giusto va bene, ma quanto?
-A Righé te ricordi quanto l' emo dato l' urtima vorta?
-No, ma nun a caro. Nun abiamo ricaricato tropo.
-E' vero nun ciabiamo perso né guadagnato.
-Ho capito, ma a quanto l' avete venduto?
-Al suo prezzo, nun euro de più nun uno de meno.
-Ok, ma quale è la somma tra un euro di più e un euro di meno?
-Quella che cià da esse.
-Eh già, fa Righetto, quella che cià da esse. E' il suo prezzo.
-Se te sta bene te sta bene, artrimenti amici come prima.
Fa Ninetto con l' aria di chi vuole chiudere
-Domenica prossima me la fate trovare.
-Assolutamente.
-Assolutamente sì o assolutamente no?
-Di sicuro.
-Ma funziona anche per i feldspati plagioclasici e potassici?
-Certo. E' usata ma fa tutte quelle cose. E' l' urtimo modello.Te damo pure er libretto de struzioni.
Un dubbio m' assale: l' acquirente suonò o fu suonato?

FILOSOFIA DA CIOCCOLATINI

La filosofia da cioccolatini ha spesso aiutato la gente:
Se non vuoi avere male alle gambe, i polpacci pietrificati, tendini e piedi in fiamme quando vai in giro per una città,  se non vuoi sentirti dire che questo è il risultato perché fai poco moto e sei ingrassato, non sbagliare le scarpe.
Cazzo!

COSI' COME VIENE

Mi sono deciso e ieri...
Ieri cosa?
Ho piantato...
Chi?
La menta
E lei?
Non si lamenta.
...

mercoledì 21 settembre 2016

COME MONGOLFIERE

Le ho guardate. Una volta. Due. Le ho riguardate ancora, Sono gonfie, come mongolfiere. Anzi di più. Di tutto di più.
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lunedì 19 settembre 2016

LA LISTA DELLA SPESA

Hai comprato le banane, il lievito, il salmone?
No.
L' avevo scritto nella lavagnetta in cucina.
Ho letto. Ho memorizzato. Al supermercato distratto dai numerosi prodotti non mi sono ricordato quello che avrei dovuto comprare.
Ma se ti ho dato anche un biglietto con la lista.
Il problema è che avresti dovuto darmi anche un foglietto con su scritto di ricordarmi di guardare il biglietto della lista.
!!!

AMORE & UMORI

AMORE & UMORI



E' la tu prima volta?
Sì! E' ganzo essere innamorati.
Ma tu parli dell' amore per una cittina o ti riferisci piuttosto a un senso più universale, più cosmico?
... ?... Oh che l’abbozzi?  Ma fatti fottere...

Ho capito. Né universale, né cosmico. A te ti si son’ mossi tutti gli umori...Tu ti sei tutto un bollore. Insomma dalla sega alla trombata.

SA CRABONERA

SA CRABONERA

Sa crabonera, nella sua forma classica, mano sinistra all’ altezza della nuca e mano destra a prendere con forza il fondo schiena (esiste anche quella dei mancini con inversione delle mani), affonda nella notte dei tempi. Sembrerebbe, ma non esistono documenti e scritti certi, che per  la cacciata di Adamo e Eva dall’ Eden sia stata utilizzata da parte degli Angeli la crabonera classica, anche se la versione piu’ accreditata, anche dalla Bibbia, e’ quella di essere stati allontanati a sonu ‘e corru. Questa comunque e’ un’ altra storia, di cui si potrebbe parlare in un altro racconto o breve saggio.
Piu’ certi invece siamo dell’ utilizzo della crabonera fin dai tempi dei protonuragici e dei nuragici, anche se non esistono scritti.
Anche una delle leggende nuragiche, quella della uccisione dei vecchi padri da parte dei figli, sembra venisse fatta con sa crabonera. L’ uccisione dei vecchi nell’ era nuragica pare fosse una pratica comune. I vecchi erano un peso per la famiglia in quanto non potevano lavorare, produrre beni, ma invece mangiavano e quindi costavano ai figli. La leggenda vuole che i vecchi padri venissero accompagnati dal figlio maschio maggiore in una localita’ lontana dal villaggio nuragico, in una zona con un profondo dirupo. I due stavano a parlare per tutta la notte. All’ alba, alle prime luci del sole il giovane metteva il vecchio in posizione a circa quattro-cinque metri dal baratro, poi spingeva l’ anziano genitore verso il dirupo impiegando la classica crabonera, cioe’ mano sinistra all’ altezza della nuca e quella destra a prendere con forza il fondo schiena e quasi sollevandolo da terra faceva compiere al vecchio i pochi metri che lo separavano dal burrone. Indi lo lasciava cadere.
Di crabonera parla anche Aristotele il quale afferma che la crabonera era uno dei problemi piu’ importanti del mondo antico. Gia’ la scuola di Mileto cerca di risolverlo a modo suo, magari aggiungendo nella fase finale il classico calcio in culo per aumentare la gittata del lancio. 
Il problema era molto complesso perche’ non si vedeva una via d’ uscita alternativa tra crabonera e non crabonera. Partendo dalla crabonera e’ impossibile pensare il movimento, che e’ un divenire. D’ altra parte sembra impossibile spiegare come esso possa derivare dalla non crabonera. La scuola di Mileto ha una enorme importanza, soprattutto con Anasassimandro e  risolve il problema in modo molto semplice. Anassimandro afferma che la crabonera e’ mossa da un movimento eterno, dunque il movimento gia’ incide in sa crabonera ed e’ eterno come eterna e’ sa crabonera, la quale, quindi, si muove ab aeterno. Questo movimento spiega il divenire de sa crabonera.
Il problema fu ripreso anche da altri, in particolar modo da Parmenide e Zenone, le cui obiezioni ebbero un ruolo essenziale nel farlo maturare. Questo spiega perche’ Aristotele parli spesso de sa crabonera, non solo nella Fisica (in gran parte dedicata ad essa), ma anche nella Metafisica, nel De Anima, nel De generatione, nella Politica, nella Logica.
In Aristotele il problema de sa crabonera, del suo divenire, del suo mutare, diventa eo ipso il problema dell’ immutabile. Egli infatti ammette l’ eternita’ del movimento ma, diversamente da Anassimandro, non ammette movimento senza motore: tutto quello che si muove e mosso da un altro, che e’ anche un assioma della filosofia medievale. Per Aristotele sa crabonera e’ potenza, e e’ mossa dal primo mobile, cioe’ colui che fa sa crabonera, il quale la raccoglie, la muove muovendosi a sua volta. Esso muove chi sta davanti e a sua volta e’ mosso dal motore primo, il quale, essendo primo, non e’ mosso da altro. In tal modo, la presenza del motore primo diventa necessaria, perche’ senza motore, cioe’ colui che mette in atto sa crabonera, non ci sarebbe movimento e quindi non ci sarebbe crabonera.
Aristotele in fondo in fondo si poneva sulla linea di coloro che avevano immaginato sa crabonera sulla scia del grande Anassagora, di cui Socrate amo’ le teorie, credendo di avervi trovato la soluzione di tutti i suoi problemi nell’ eseguire sa crabonera, cosa che poi in realta’ non avenne. Comunque il nous  anassagoreo, cioe’ la posizione classica de sa crabonera, e’ quello per cosi’ dire che da il via a sa crabonera mettendola in movimento. Ma Platone stesso parla piu’ volte del nous nel Timeo, chiamandolo  su craboneresu, cioe’ colui che fa sa crabonera, e nel Fileto, chiamandolo causa del gesto.
Aristotele ha poi influenzato i filosofi a lui posteriori, anche se lui amava camminare con la schiena rivolta verso il muro, da qui movimento aristotelico, per non essere oggetto de sa crabonera.
A studiare sa crabonera aristotelica sono stati in particolare i filosofi medievali. Cito alcuni di questi: Giovanni Dune Scoto, Avverroe’, Giovanni Buridano, Ruggero Bacone, Tommaso d’ Aquino.
Giovanni Dune Scoto, filosofo e teologo inglese, francescano, commento’ le opere di Aristotele e soprattutto le teorie su sa crabonera. Concepi’ sa crabonera come una azione rigorosa e sostenne la dimostrabilita’ razionale della sua azione.
Averroe’, in arabo Ibn Rushd, filosofo, medico e astronomo fu celebre per il grande commentario a sa crabonera di Aristotele, in cui sviluppo’ gli elementi materialistici e razionalisti del gesto. Nella sua grande opera di medicina Colligeto stabili come la presa al collo e il getto continuo sia indispensabile per la buona riuscita de sa crabonera.
Giovanni Buridano, nome italianizzato del filosofo francese Jean Buridan, commentatore di Aristotele, nominalista, segui’ la filosofia di Occam, separando la ricerca scientifica de sa crabonera dalla metafisica. La favola dell’ asino di Buridano, secondo la quale un uomo, su burriccu cioe’, messo dietro a due persone, incapace di scegliere, morrebbe di vergogna per non avere fatto sa crabonera, gli e’ attribuita’ dai suoi avversari per criticare la concezione occamista, da lui condivisa, della liberta’, basata sulla possibilita’ dell’ uomo di scegliere. La favola con il tempo si e’ trasformata in quella in cui un asino di fronte a due mucchi uguali di fieno, incapace di scegliere, morrebbe di fame. In verita’ si tratta dell’ indecisione dell’ uomo, su burriccu, il quale  avanti davanti i lati B di due persone e’ incapace di scegliere a chi fare sa crabonera e subisce, invece, lui stesso sa crabonera.
Ruggero Bacone, anche lui inglese e teologo, monaco francescano, detto doctor mirabilis, per la sua capacita’ nel prendere di mira  le vittime de sa crabonera, scrisse un’ Opera maggiore, un’ Opera minore e un’ Opera terza, dedicate a sa crabonera. Insegno’ a Oxford, Sospettato di magia per avere piu’ volte fatto, in contemporanea crabonere multiple nel 1278 fu condannato e imprigionato. E’ stato il fautore de sa crabonera basata sull’ esperienza. In prigione scrisse un Compendio di studi su sa crabonera.
Tommaso d’ Aquino, santo, filosofo e teologo, domenicano, fu discepolo di Alberto Magno. In una delle sue opere principali la Summa de veritate de sa crabonera, Tommaso d’ equino integra sa crabonera aristotelica con il dato della verita’ incontrovertibile di chi la fa e di chi la subisce. Il suo intento principale e’ stato quello di giustificare l’ esistenza di due modi, quello attivo e quello passivo, salvaguardandone l’ autonomia e gerarchizzandoli nello stesso tempo. Di lui si ricorda la delicatezza con cui effettuava sa crabonera e con cui consigliava gli altri di eseguirla. Per questo nel 1567 fu dichiarato dottore angelico.
Sa crabonera e’ stata oggetto di studio anche da parte di Kant, di Hegel.
Hegel, soprattutto nella sua Fenomenologia de sa crabonera fornisce la sua geniale intuizione della manifestazione de sa crabonera, dei modi in cui sa crabonera si manifesta. In particolare il filosofo afferma che sa crabonera e’ tale solo se estrinseca.
La filosofia della Crabonera non e’ solo limitata agli antichi pensatori, ma ha avuto anche un grande risalto in quella di Karl Raimund Popper, di cui il 28 luglio 2002 e’ stato celebrato il centesimo anniversario della nascita.
L’ importanza della crabonera popperiana e’ testimoniata dal fatto che questa ancor oggi influenza non solo i filosofi di professione, ma anche i politici, gli economisti e gli scienziati sociali. Popper ha tra l’ altro coerentemente applicato la crabonera, nelle sue varianti (mano sinistra sulla nuca e mano destra ad acchiappare la parte bassa della schiena, o entrambe le mani a sollevare dal dietro l’ esaminato e crabonerizzato), all’ analisi della societa’ e della politica, soprattutto questa, fino a diventare uno dei maggiori teorici e pratici contemporanei della crabonera liberale.
Mi limitero’ in seguito a fornire una brevissima e schematica introduzione della crabonera popperiana, per passare poi all’ applicazione all’ analisi della societa’ e della politica.
Per comprendere l’ apporto originale di Popper  alla questione occorre parlare del celebre principio della crabonera, la sua filosofia, infatti, si definisce in modo standard come ‘’crabonerismo’’.
In che cosa consiste questo principio?
Secondo la visione tradizionale, i cui inizi risalgono al Novum Organum Crabonerensis di Bacone, sa crabonera avanza in base al principio di una spinta e di una contemporanea sollevazione del corpo. Per questo essa avviene con piu’ facilita’ in piano, in discesa, con persone leggere – da qui le teorie filosofiche legate alla leggerezza dell’ essere -  e colte di sorpresa. Maggiori difficoltà si incontrano in salita e con individui corpulenti, in questi casi e’ bene  impiegare quella con due mani con sollevamento dal di dietro.

Questo principio ci dice che molte crabonere riuscite bene implichino logicamente una asserzione illimitatamente generale. Ad esempio, il fatto che alla fine di una crabonera l’ individuo e’ stato sufficientemente sbeffeggiato non ci autorizza, dal punto di vista logico, a dire che succedera’ anche la volta successiva.
Le crabonere, secondo Popper, non possono mai venire del tutto spazzate via per essere sostituite da qualcosa di totalmente nuovo. Si deve sempre partire dal punto in cui ci si trova: dal di dietro della persona che deve essere crabonerizzata e in circostanze ben determinate. Per Popper la crabonera per essere realizzata deve cominciare a evolversi contestualmente, modificandosi nell’ atto stesso di venir effettuata.  E’ dunque fuorviante per Popper ipotizzarne la realizzazione, perche’ essa dovrebbe essere immobile, mentre lo sviluppo della crabonera non ammette, per definizione, l’ immobilita’.
Un concetto fondamentale della crabonera popperiana e’ quello della crabonera aperta. Questa comporta che ci sia la critica e l’ eliminazione degli errori eventualmente commessi. Ecco allora Popper auspicare forme di crabonere che permettano di avanzare liberamente, ognuna delle quali deve poi essere sottoposta al vaglio critico. E, a tale proposito, una crabonera e’ destinata a conseguire maggiori successi sul piano materiale se possiede regole libere piuttosto che rigide.
L’ indagine critica consente di scoprire gli errori nascosti e di innestare procedure di correzione.
La presa e spinta, in queste condizioni, si possono esercitare con successo.
E’ pericoloso chiudere gli occhi di fronte ai propri sbagli: anzi e’ proprio ad essi che occorre prestare la massima attenzione.
La razionalita’ scientifica della crabonera indica un procedimento che consente di effettuarla portando il piu’ lontano possibile il crabonerizzato, senza che  possa opporsi e senza arrivare alla rottura dei pantaloni e alla sua caduta che inevitabilmente coinvolgerebbe l’ attore.
Posto che la crabonera perfetta non e’ di questo mondo occorre, secondo Popper, minimizzare praticando un sano realismo riformatore delle procedure adottate.

Si rammenti per concludere, che molte delle tesi popperiane sulla crabonera sembrano oggi scontate, ma non lo erano trenta o quaranta anni orsono, e ancora meno negli anni 30 del secolo scorso, quando vennero elaborate.

E' COLPA DELLE STELLE

La vita ti forma.
In che senso ti forma?
Forma, istruisce, educa.
Educa anche i maleducati, istruisce anche gli ignoranti, forma, hic et simpliciter.
La vita forma e informa.
E' sufficiente essere formati o si deve essere informati?
Se si è riformati non vuol dire che si è ri-formati, formati due volte, o tre, o ..., ad libitum. Ai miei tempi essere riformati era la speranza di tutti i giovani: voleva dire evitare di fare il servizio militare di leva.
Ma che forma ha la vita?
La vita è vitale e la forma è formale. La forma è vitale e la vita è formale.
Materia o idea. Ovunque è presente materia la vita ha  necessariamente una forma. E' sostanza quando la vita  è abbondante, tipo taglia 58 o più. Vita forte, robusta, grassa . Di tutto e di più.
Vita magra, vita grassa non necessariamente indicano una forma. Anche un obeso può avere una vita magra. E uno secco secco una vita grassa. Li invidio. Restano secchi secchi pur mangiando a quattro palmenti pasta, pane, pasticcini, marron-glacés, tartine col prosciutto e senza ubriacarsi nonostante il palmento.
La  vita ti forma, ma anche forma di vita. La vita ti forma e ti informa, ma anche ti informa che la forma di vita straripa, esonda fuori dai pantaloni dalle gonne, tipo grembiule.
Forma e vita, vita e forma. Si può stare insieme? Se si sta insieme nella vita ci si forma o ci si conforma?
Forma, informa, riforma, proforma, conforma, sforma, deforma, disforma, sformato, riformato, deformato, fomaggio (trasforma la forma della vita), formaggino, formalina, formatto, formatta, sforma, autoriforma, controriforma, formazione, riformazione, deformazione, informazione, disinformazione, formabile, formalista, formalismo, formato...
Vita, vitaccia, vitalità, vitaiolo, vitamina, svitato, vitaliano, vitalista, vitalizio, vitalizza, rivitalizza, devitalizza (ahi), vitale, avitale, evitabile, inevitabile, vitacea, vitalba, vitame, vitato, evitato...
E' colpa delle stelle.


13 NOVEMBRE


13 novembre

Il cielo e’ dominato dal colore rosso-cupo della luna.
Il mare ha un aspetto singolare.
L’ aria e’ calda. Insopportabilmente calda, nonostante sia meta’ novembre.
Una torrida estate di San Martino.
Arrivano odori acuti, si odono sfrigolii simili a quelli che mandano la spada arroventata del Santo protettore dei mendicanti al contatto con l’ umidita’ dell’ aria.
Calma totale, assoluta.
Sul mare, in lontananza, luci di navi petroliere dirette verso la raffineria di Corrasi, di cui si vedono le torri con i loro cimieri di fuoco.
Troppa calma.
Pieno presentimento di temporale.
Improvvisamente un rombo cupo, profondo, simile a quello di un maglio che si abbatte sul terreno. La terra trema al centro.
Il cielo diventa nero profondo e pesanti nuvole coprono la luna. Uno squarcio di luce lo attraversa e illumina la zona fino ad allora avvolta da fittissime tenebre, tali da non far vedere un oggetto a distanza di un passo.
Dal mare arriva la furia estrema del libeccio.
Onde furiose si riversano sulla spiaggia fino a coprirla e a sfiorare la litoranea che da Castle porta alla Sun Residence, una lottizzazione di Caput Mundi, un paese non molto lontano dalla citta’ capoluogo di regione.
Cade una pioggia torrenziale, le fanno compagnia tuoni e fulmini.
L’ automobile di Melanie corre veloce sulla litoranea.
Nonostante la visibilita’ sia quasi nulla, Melanie, sicura ed esperta guidatrice, pigia il piede sull’ acceleratore. Ha fretta di tornare a casa.
Peter l’ aspetta.
E’ tornato dopo un mese di assenza. Era in viaggio per un reportage-inchiesta sugli aiuti alle popolazioni africane coinvolte nella guerra civile e poi in Siria.
Nelle comunicazioni e-mail ha raccontato delle atrocita’ tra i diversi gruppi etnici coinvolti nel conflitto.
Peter e’ stato prevalentemente nelle zone dello  Stato islamico dell' Iraq e del Levante, Isil, attanagliato dal conflitto e dall'insicurezza, entrambi favoriti dal proliferare di armi e di gruppi armati. Almeno 23 persone sono state condannate a morte e di sette ha avuto luogo l'esecuzione. La libertà di espressione è stata limitata e giornalisti sono stati detenuti come prigionieri di coscienza. Sono continuate le detenzioni arbitrarie. Ha raccontato che gruppi armati hanno inoltre compiuto violazioni dei diritti umani, comprese uccisioni deliberate di persone catturate e altre uccisioni illegali, detenzioni illecite di oppositori e presa di ostaggi.
Ha descritto come le principali parti coinvolte nel conflitto hanno compiuto violazioni delle norme internazionali sui diritti umani e del diritto internazionale umanitario, tra cui uccisioni illegali, detenzioni arbitrarie, attacchi a operatori ed equipaggiamenti umanitari, tortura e maltrattamenti, e presa di ostaggi. Lo stupro, ha scritto, ha continuato a essere un fenomeno diffuso, specialmente ai danni di donne e ragazze sfollate che raccoglievano legna da ardere al di fuori dei loro campi. Ha anche descritto che le mutilazioni genitali femminili hanno continuato a essere praticate sistematicamente.
Melanie ricorda i terribili racconti di Peter e corre verso casa immaginando l’ incontro con il suo uomo e la notte d’ amore che l’ aspetta.
Un mese di lontananza e’ stato duro.
Nelle comunicazioni e-mail, nelle conversazioni in video-chiamata con Skype non hanno mai parlato della lontananza fisica, corporea, del dover stare a letto da soli, della mancanza di sesso.
Melanie ha fretta di arrivare. Da gas. Non ha paura della pioggia e dell’ asfalto viscido.
La luce dei fari illumina la strada bagnata che rimanda un cupo e triste riflesso che si proietta sugli arbusti lungo strada, tormentati, straziati, martoriati, martirizzati dalla furia del libeccio. Si possono ascoltare i gemiti dei rami e delle foglie martirizzati e suppliziati dalle violente raffiche.
Le onde del mare lambiscono i bordi d’ asfalto e talora l’ attraversano buttandosi nella laguna che confina con la strada, una scura lingua che corre tra due mondi d’ acqua.
La vettura corre su un cuscino d’ acqua. Talvolta perde aderenza, ma Melanie controlla la corsa dell’ auto senza problemi. La macchina fila con velocita’ incalcolabile, davanti a riprese di pioggia torrenziale e di vento che si succedono rapidamente e che, pur non essendo uguali nella violenza, sono sempre piu’ forti di qualunque altro temporale che si fosse vista fino ad allora nella zona.
L’ auto e Melanie sono davanti al cancello di casa, che si apre lentamente sotto l’ azione del telecomando.
La luce del salotto e’ accesa.
Mentre parcheggia l’ auto Melanie sente, nonostante il rumore dei tuoni e della pioggia i Beatles
‘’Paperback writer
Paperback writer, writer
Dear Sir or Madam will you read my book,
It took me years to write will you take a look?
It’s a dirty story of a dirty man
And his clinging wife doesen’t understand.
His son is working for the Daily Mail,

….
[Scrittore di libri tascabili/scrittore di libri tascabili, scrittore di libri tascabili/Egregio signore o gentile signora/ non vuol leggere il mio libro/Mi ci sono voluti anni per scriverlo/Non vuoi darci un’ occhiata?/ E’ la sporca storia di uno sporco uomo/Ossessionato da una moglie/Che non lo capisce./Suo figlio lavora per il ‘’Daily Mail’’/…]

Scende.
Corre verso la porta d’ ingresso.
Apre.
Tuono violento.
Un lampo accecante illumina a giorno il giardino e la casa.
Manca la luce. Buio totale.
La canzone s’ interrompe.
Entra.
- Peter sei in casa?
Silenzio.
Totale.
Assoluto.
- Peter dove sei?
Nessuna risposta.
Come avanza, dopo il primo passo, ancora un rombo cupo, profondo, simile a quello provocato dal rapido e subitaneo movimento di una gualchiera, che prende a battere con i suoi magli la stoffa per infeltrirla.
E’ dentro casa. Cammina a tentoni per la mancanza di luce.
Ecco un improvviso aiuto: ‘’ignes fatui’’ arrivano dalla porta veranda che da’ sul giardino a guidare i suoi passi, ritmati da un lento, malinconico, mesto, triste, sconsolato suono di tamburi.
- Peter?
La luce di un fulmine illumina una grande maschera appoggiata sul tavolino del salotto.
Le lampade si riaccendono.
Cessa il tambureggiare.
Lo sguardo di Melanie va sul tavolino. Solo riviste e un libro. E’ come l’ aveva lasciato la mattina. La maschera non c’ e’.
Tutto in ordine.
Nella casa si diffonde la voce di Woody Guthrie

The radio reported, we listened with alarm
The wild and windy actions of this great mysterious storm
From Albuquerque and Clovis, and all New Mexico
They said it was the blackest that ever they had saw.
From old Dodge City, Kansas, the dust had rung their knell
An few more comrades sleeping on top of old Boot Hill
From Denver, Colorado, they said it blew so strong
They thought that they could hold out, but they didn’t know how long.
….
[Acoltavamo preoccupati la radio mentre raccontava/ L’ imperversare implacabile e tumultuoso di questa grande tempesta misteriosa/ Da Albuquerque e Clovis, e attraverso tutto il New Mexico/ Dicevano che quella era la peggior tempesta mai vista./ La polvere suono’ la campana a morto nella vecchia Dodge City, in Kansas/ Per alcuni compagni che abbiamo seppellito sulla Collina degli Stivali/ Da Denver, nel Colorado, ci dissero che la tempesta soffiava cosi’ forte/ Che non sapevano per quanto tempo ancora avrebbero potuto resistere.]

- Peter dove sei? Giochi a nascondino?
Va di sopra dove c’ e’ la camera da letto e lo spogliatoio.
Nessuno.
Melanie ha la sensazione di non essere sola.
Porge bene l’ orecchio a mobilitare tutte le energie dell’ udito. Non capta nulla, a parte il fruscio del vento fra le fronde degli alberi del loro giardino e di quelli dei vicini, lo scroscio della pioggia sull’ erba del prato e lo scricchiolio di rami e foglie suppliziati, martoriati dalle folate della bufera. Dalle finestre vede solo un buio nero, interrotto dai lampi, che alita verso la casa dalle fauci del cielo. Le arrivano poi gli odori antichi di terra impregnata d’ acqua.
Di sotto, forse dallo studio di Peter, una roca voce recita :

‘’Comunque il tempo e’ arrivato a spiegare
L’ Eternita’ dorata
E’ come l’ ornamento iridescente di radianti candele
Smetta
Quando smette la mente
Perche’ lo so com’ e’ morire
Smettere l’ attivita’ mentale, un giorno sono morto
Veramente, svenuto; mi chinavo odoravo
Legavo i fiori nel giardino del cosmo
Dell’ accogliente casa floreale di mia madre
…’’

‘’Poesia’’ di Jack Kerouac, una delle preferite di Peter.
Si precipita in salotto.
Nessuno.
Vuoto.
Silenzio.
Non tuona piu’. Ha smesso di lampeggiare. La pioggia si e’ fermata.
Calma totale, assoluta.
Troppa calma.
Pieno presentimento di disgrazia.
Un’ ombra bassa e scura passa d’ un tratto nel perfetto silenzio sopra la sua testa, ondeggia sulle tende, quasi toccandole, e passando rende per un istante buio tutto il salotto, ma dopo un momento si allontana, senza il minimo rumore.
In quella frazione di tempo e’ stato come qualcosa abbia coperto tutto di una coltre nera e pesante.
Per un momento nel cuore di Melanie passa il terrore di un prodigioso incantesimo.
Una nenia africana si diffonde per la casa, sembra accompagnare il sommesso canticchiare della laguna, poco distante.
Si alza un leggero vento.
Una finestra sbatte.
E’ quella dello studio.
Apre la porta.
Nella stanza danzano ‘’ignes fatui’’. Illuminano un oggetto sinuoso che ricorda la forma di una maschera, e forse e’ davvero una maschera. Africana.
Melanie d’ un tratto non la vede piu’, non sente piu’ nemmeno il rumore dei suoi passi, ma ha paura di alzare la voce per chiamare Peter. Ha il presentimento che sia proibito alzare la voce perche’, in fondo, non si sente sola in casa, ha la sensazione che qualcuno chissa’ dove la stia aspettando. O forse sta semplicemente in silenzio, immobile, fra le ombre della casa, tenendola costantemente d’ occhio.
Dentro quel silenzio profondo che cala su tutto, a Melanie sembra d’ un tratto di non essere sola a sentire il battito del proprio cuore, ma che ci sia qualcuno, li’ nella casa, che la guarda fisso e che e’ anche in grado di sentire.
La luce degli ‘’ignes fatui’’ illumina altre maschere che danzano al ritmo della nenia.
Accende la luce.
Tutto in ordine.
Il Pc e’ acceso.
Nello schermo una e-mail di Peter:
‘’Non posso tornare, come promesso. Sono trattenuto da un’ improvvisa svolta dell’ inchiesta. Perdonami. Ti voglio bene. A presto. Vale. Peter’’.
Spedita alle 17:17 di oggi, venerdi’ 17 novembre.
L’ ora della telefonata di Peter che annunciava che l’ aspettava a casa.
Si dirige alla finestra e scosta un poco la tenda.
Peter e’ in giardino. Gioca con una piccola torcia con la fiamma viva. Si diverte come faceva a Londra a mangiare il fuoco. Ha le gambe allargate, il braccio teso che tiene la torcia in modo che la fiamma vada verso l’ alto. Poi piega la testa all’ indietro e con mossa veloce porta il fuoco in bocca, la chiude, toglie cosi’ l’ ossigeno che alimento il fuoco, che soffocato si spegne. Tira fuori la torcia spenta.
- Peter non giocare, vieni dentro, dice Melanie affacciandosi.
L’ uomo sparisce come inghiottito dal buio della notte.
Peter riappare alle sue spalle. Adesso gioca con alcuni battufoli di cotone, imbevuti di alcol o di benzina per accendini, accesi. Li passa da una mano all’ altra e poi alternativamente li porta in bocca, estraendoli poi spenti dalla mancanza d’ aria
Melanie sorride all’ esibizione di Peter. Fa per avvicinarsi ma l’ uomo sparisce di nuovo.
Lo studio e’ vuoto.
In giardino si accendono e si spengono ‘’ignes fatui’’. Seguono il ritmo della nenia che e’ aumentato di volume.
Melanie va al telefono.
Muto.
Il temporale ha isolato la zona.
Prova ad usare il cellulare.
Nessun segnale.
Succede spesso quando nella zona di Caput Mundi scoppiano temporali, anche di minore intensita’.
Torna nella stanza di soggiorno e accende la lampada sul tavolo. Sotto quella luce piu’ intensa legge sul quotidiano locale un titolo ‘’Donna uccisa a Sun Residence. Sgozzata mentre infuria un temporale’’. Resta un poco a leggere il giornale, a rimuginare cosa gli convenga fare e a rispondersi che non aveva la minima idea in proposito.
Resta seduta in poltrona, piu’ rigida di una legata a una sedia elettrica.
Si sente invasa da un’ ondata di paura, ma allo stesso tempo si sente cosi’ indolente. Capisce che la sua sorte e’ segnata, e forse non aspettava altro.
Chi ha ucciso la donna? Sono io? Si chiede.
Se sono io, pensa, sono stata uccisa da Peter, o sono stata fatta fuori da qualcuno conosciuto prima del matrimonio. Qualcuno che l’ aveva perduta di vista e che l’ ha ritrovata sposata ad un altro e che non ha mandato giu’ un fatto del genere. Qualcuno che conosce la zona. Qualcuno che l’ odiava follemente. Qualcuno che ha telefonato spacciandosi per Peter tanto da convincerla a correre a casa. Qualcuno che ha inviato l’ e-mail. Qualcuno che l’ ha presa alle spalle, l’ ha sgozzata con una affilata pattadese, poi l’ ha buttata nel lago ed e’ filato via.
Si alza e decide di andare dai vicini. Esce in giardino e si avvia verso il cancello. Solo adesso si accorge che Scott e Honey, i cani di Peter non ci sono.
Li chiama.
Nessuna risposta.
Si avvicina alla cuccia.
Vuota.
Melanie rimane qualche istante ferma, pensando al da farsi. Andare dai vicini o rientrare in casa.
Guarda davanti a se’ e vede che il cancello non e’ proprio chiuso, ma solo accostato. Una stretta fessura e’ tra i due battenti. Forse Scott e Honey terrorizzati dai tuoni e dai fulmini sono scappati per rifugiarsi sotto qualche cespuglio della campagna attorno.
Decide di andare a cercarli.
Dall’ auto prende una torcia a pile per illuminare la zona.
In lontananza sente latrare dei cani. Va in quella direzione che porta alla laguna.
In lei non c’ alcun senso di allegria, nemmeno curiosita’ o un coraggio ardente. Ha dentro di se’ una sensazione grigia, grigia e salda che l’ avvinghia. Sempre li’, su lei, mentre si dirige verso la laguna.
Il corpo di Melanie viene trovato due giorni dopo. La pattadese ha quasi staccato la sua testa.
Sul tavolino del salotto gli investigatori trovano il quotidiano locale con in prima pagina la notizia della donna uccisa a ‘’Sun Residence’’.
La data e’ quella del ritrovamento del corpo: lunedì 13 novembre.


La donna senza volto


Cagliari.
Forse.
Non riconosco il luogo. Sono in pieno centro. Cammino.
E’ un lunedi’ mattina.
Forse e’ Cagliari, perche’ tutti i lunedi’ sono sempre in questa località’. Forse e’ Cagliari perche’ e’ una citta’ a me molto cara. La amo. Sono innamorato delle sue strade, dei suoi palazzi, della sua gente. La desidero. Camminare per le sue vie m’inebria. Parlare con la sua gente mi emoziona. Quando sono in questa citta’ talora giro senza una meta prefissata. Guardo i negozi dalle vetrine allegre, le ragazze, con il broncio, le forme dei loro corpi, statuari e fanciulleschi, le donne, belle, giovani, le loro silhouette, adocchiate da pappagalli allupati, le vecchie, avvizzite, da tempo scordate. Resto incantato a guardarle sfilare come in parata.
Mi fermo sui marciapiedi, talora al tavolino di un caffe’, l’ Antico Caffe’, in piazza Costituzione, fumo il mio toscano. Ascolto la sua voce e quella della sua vasta umanita’ con il cuore gonfio di felicita’. Con le narici alla strada cerco di riconoscere i suoi odori.
Potete scommetterci la testa e’ inebriante. Mi piace tanto cosi’. E’ il mio grande amore. E’ l’ essenza primordiale.
E’ giorno. Guardo l’ orologio, segna le dieci del mattino. Il sole splende. Mi piace la luce del giorno. Detesto vedere il sole che tramonta la sera. Si’, non amo vedere la luce del sole che lentamente cala. La sera, le prime ombre della sera, le ombre che allungano le immagini non mi piacciono. Il sole che tramonta, la luce che sparisce, mi fanno pensare al mio ultimo giro.
Cagliari.
Non so, non riconosco i luoghi.
Cagliari.
Forse.
Forse perche’ cammino con piacere, come solo mi accade quando sono nella mia citta’. Non riconosco pero’ i posti, le strade, i negozi, i caffe’, i bar, le persone.
Forse non ci sono posti, strade, negozi, caffe’, bar, persone.
Non sono solo. Accanto a me una figura femminile. Sono in compagnia di una donna. E’ una figura indeterminata, non chiara. Il viso non si distingue, e’ in ombra. Forse non c’ e’, non ha volto.
Non parla. Non ha bocca.
Cammina senza guardare la strada e me che le sono a fianco. Non ha occhi.
Va al lavoro. Si affretta. Va ad infilarsi in una vischiosa giornata di lavoro.
Provo ad insegnarle la differenza tra il bene e il male. Provo a spiegarle l’ amore, la liberta’. Le mie parole si allargano. La mia voce e’ chiara, come la luce del sole, come il cielo azzurro di Cagliari.
Parlo. Non ascolta. Non ha orecchie.
Anche lei all’ ultimo giro.
Ad un certo punto mi accorgo di indossare un abbigliamento sportivo, calzoncini, maglietta e scarpe da corsa.
Mi metto a correre. Vado spedito, piu’ di quanto non abbia mai fatto, anche quando ero in pieno allenamento.
Mi allontano dalla persona che era con me.
Corro piu’ forte di quanto un uomo possa fare. Mi allontano sempre piu’ da questa donna. Non voglio fermarmi, perdere tempo. Il mondo mi aspetta.
Mi dico: guarda come corri, meglio di prima. Le mie ginocchia sembrano a posto. Il mio menisco rotto, i miei legamenti strappati non mi danno fastidio. Non ho piu’ male. Non sono state mai cosi’ bene, mi sembra di essere un ragazzo da quanto corro veloce. In effetti sono giovane. Ho l’ eta’ di quando, studente liceale in Toscana, partecipavo alla campestre scolastica.
Mi sento bene, le mie gambe sono a posto.
Corro su per la collina. Monte Urpinu, Calamosca, il colle di Sant’ Elia, verso il forte di Sant’ Ignazio? Galoppo verso il Poetto? Non so. Forse.
Il posto e’ dolce e sono felice. Sono fuori di me per la gioia. Il cuore e’ gonfio di piacere, d’allegrezza. Esulto.
Programmo, mentre volo con grandi falcate, di riprendere gli allenamenti per prepararmi non piu’ per percorsi medio-lunghi, ma per una maratona.
Vado lontano, da qualche parte, lontano, oltre lei, ora nel buio. Verso la luce che m’inonda. Un richiamo per la vita
Corro a rotta di collo finche’ qualcuno non mi sveglia.
E’ meglio che stia ancora nel mio letto.
Nel mio sogno.
Dorato.
Vero.
Felice della mia liberta’.

Libri, idolatria e loro morte

Sono in una libreria. Curioso tra i titoli esposti.
Un uomo si avvicina. La sua faccia è di quelle che non si dimenticano. Un viso privo di tratti distintivi che dà l' impressione di non esserci affatto. Ha le guance rubizze e i capelli biondo rossiccio. Indossa un cappotto, liso, di lana nera. Copre un paio di pantaloni con due buchi all' altezza delle ginocchia.
Allora, mi si rivolge, lei direbbe che leggere è importante.loro morte
Sì.
Libri come se fossero una idolatria...
Forse.
I suoi libri reclamano la propria morte?
Mi accarezzo, lentamente, la barba.
Non lo so è una domanda molto problematica.
Esco.
Quasi una fuga.

PERFETTO

Mi piacciono, certe stranezze. Mi piacciono talmente tanto che a volte mi sento persino un po’ a disagio. Per dirne una, mi piacciono le persone che dicono Perfetto, in ogni occasione, a piè sospinto. Mi capita di incontrarne parecchie, di queste persone, al bar, al ristorante, per strada. Io quando sento una persona dire Perfetto, mi viene voglia di battere le mani. Mi viene voglia di dire fermiamoci, per favore, fermiamoci adesso, barman fermati, non fare il caffé, cameriere, cuoco, fermatevi, per strada in mezzo al traffico, fermiamoci e facciamo un bell’applauso al signore  là che ha detto Perfetto. Lo ha detto al cameriere che lo ha accompagnato  al suo tavolo, Perfetto; al barista che gli ha preparato il suo caffé, Perfetto; al suo amico, incontrato per strada che gli ha detto di essere stato licenziato e di avere pochi giorni di vita per un tumore, Perfetto Perfetto. Io penso che tutti capirebbero, applaudirebbero e a una voce direbbero Perfetto.

Il buon odore della carta dei giornalini

In terza elementare ho cominciato ad andare a scuola, duecento metri da casa, da solo. Mi fermavo sempre in piazza Garibaldi ad ammirare il signor Garuffi che con grande abilità realizzava con zucchero, acqua e altri ingredienti segreti bomboloni variopinti, dal bianco candido al blu puffo. Allora i Puffi non esistevano, da grande ho compreso quanto il signor Garuffi avesse anticipato le storie di Gargamella. Infatti ci incantava e ci faceva andare a scuola con almeno un bombolone ciascuno, Cinque lire il costo.
Il momento più bello era quando passavo davanti all' edicola che vendeva i  giornalini: ''il Giornalino'', ''l' Intrepido'',  ''Capitan Miki'', ''Topolino'', ''Il Corriere dei Piccoli'', ''Il monello''... Mamma mia che buon odore aveva la carta dei giornalini.

I CONSIGLI DELLA NONNA

Ce l' hai la ragazza?
Sì! E' una mia collega di corso, anche lei studia medicina. Anche lei al primo anno.
Non va bene.
Nonna perché non va bene?
Lei è seria?
Certo!
Peggio che mai.
Perché?
Se è seria vorrà sposarsi.
Credo di sì. Mi sembra logico...
E no, per lei sarà logico, ma non per te.
???
Ascoltami bene. Sei un bel ragazzo, il più bel fico del bigoncio, allora perché vuoi inguaiarti? Da retta a nonna. Tu le ragazze della tua età non le devi neanche guardare. Devi avere relazioni libertine. Devi puntare alle giovani signore, quelle già sposate, insoddisfatte dei loro mariti. Verranno a letto con te ma non pretenderanno mai il matrimonio.
???
Ti vedo perplesso.
Quelle proprio me aspettano.
Tu segui i consigli di nonna. Fai la corte alle amiche di tua madre. Saranno grate delle tue attenzioni anche se diranno no, ma stai pur certo che alcune cederanno. Nessuna poi lo dirà a tua madre, soprattutto quelle che diranno sì. Le altre penseranno a una innocente infatuazione e si sentiranno giovani e attraenti. Ricorda le sposate non voglio sposarsi le ragazzine sì.

venerdì 16 settembre 2016

ALLA COOPE S'INCONTRA DI TUTTO, ANCHE I' BATTERIO

Alla coope s' incontra di tutto, anche i' batterio 
Madre e figlia, quasi 150 chili di peso,  a  testa, chiacchierano.
O che ti ha detto il dottore?
Che ho incontrà un batterio.
Che ha incontrà?
Un batterio.
E dove sarebbe stato l’ incontro?
M'ha detto che l' incontro può essere avvenuto in un bare, al supermercato, alle poste, dal tabaccaio…
E tu i che gli ha detto?
Che io un tocco nessuno,   al bare un ci vado. Dal tabaccaio ci vado punto. Un fumo. Le poste sono troppo lontane, col mi peso vado pianino e  tutta la mattina mi ci vorrebbe per ciandà,solo.Pe andà a i'macellaro,poi, mi c'iè vuorsono du ore, aimméno.
 L’ avrò incontrà alla Coope sta sotto casa. Di certo! L’ ho incontràalla Coope. Un tocco mai nessuno poi,m'ha di salmonellosi, ma un mi  piace il salmone, lo vedo sempre al banco frigo, ma vo oltre, a me mi piace la ciccia, la guanciola  mi fa impazzì. I poi ha dì che l' incontro  può essere stato magari baciando una persona per salutarla, così come per la monolucchettosi, l’ infezione del bacio.
E tu?
Tu lo sai che un bacio niuno, nemmeno il tu babbo. Poi m'ha dì che ho  un cocomero come milza e devo fa una tacche contrastata con la flebo. O dio o dio, cosa mi ha contrastato questo batterio? Un la voglio fare la tacche. L' ha mi detto che può essere anche un tumore per le mie difese monetarie basse.
Sta tranquilla la tacche si fa per escludere il cancro
O dio lo sapevo, o dio,  ho incontrà questo batterio che mi ha attaccato il tumore. Ma io un tocco nessuno e un frequento persone malate. Io pulisco tutta la casa con l’ alcole, anche le maniglie delle porte. O dio o dio, la mi famiglia…I poi m'ha dì chi sono dispettica. Tu lo sai un sono dispettica, sono buona e un faccio dispetti a niuno.
Va bene...
Un va bene per niente ho incontrà un batterio alla Coope, me lo hanno visto con l’ equo quore e dicono che devo fare la tacche contrastata con la flebo. Di sicuro ciò il tumore. Lo sentivo che ciavevo un peso in su la pancia, sentivo che mi ci era cresciuto qualcosa, il cocomero della milza. I dottori però dicono che la tacche contrastata serve per farle dire che il tumore un l’ ho. Figlia mia m’ han fatto l’ equo quore  e mi hanno messo il monito. O dio o dio, è stato questo batterio che ho incontrà allaCoope. Chi sa chi me l’ha dato. Un potrò nemmeno più  uscì per andà alla Coope. Figlia mia un ciandare, un ciandare alla Coope che cincontri i batteri che poi t’attaccano il tumore.
A questo punto arriva il marito.
L’ assale.



Un va bene punto. Tu m’ ha fatto incontrà il batterio del tumore. Tu du giorni avanti il ricovero sei andà alla Coope, hai toccà qualcuno, o qualcuna, che t’ha fatto incontrà il batterio del tumore, tu l’ ha preso,  e tu me l’ ha portà a casa. Pensaci! Chi t’ ha trovà alla Coope? Chi t’ ha bacià? L’ ho, l’ ho! L’ han visto i dottori all’ equo quore con il monito e ora devo fare la tacche contrastata con la flebo.Di siuro…M'ha tu ha fà una bella bischerata. Deh un affare, proprio...